Dietro

04/14/24

Jennifer Di Vincenzo: non ce la cerchiamo, se esprimiamo solo le nostre idee...


Cari amici e follower a vario titolo, chi mi segue anche su FB, ha di certo saputo della bella novità: in occasione dell'8 marzo, ho dato vita ad una nuova costola di #noiciamiamo, un nuovo progetto che sta lentamente prendendo forma, un' Idea con la lettera maiuscola in tutti i sensi!
E proprio quest' Idea:nome straordinario, femminile singolare sta colpendo, dritto al cuore, tanti colleghi e personaggi dello spettacolo.
A cominciare dalla collega abruzzese Jennifer Di Vincenzo, volto amico di Rete 8, conosciutissimo non solo in regione, ormai, ha subito accettato con grande entusiasmo di ripensare insieme a me diverse questioni declinate al femminile, tra cui appunto il concetto stesso di #femmicidio.
Allora, non vi resta che leggerci e naturalmente, seguirci sempre più numerosi, per dire una volta per tutte quel #bastadefinitivo.

1-F.F. Ciao Jennifer, benvenuta sul mio sito, e grazie di avere aderito a questa nuova costola di #noiciamiamo, la nuova campagna che prende spunto dal famoso motto di Voltare sulle idee…Che significa, per te, essere una donna- giornalista, oggi.
Jennifer Di Vincenzo: Innanzitutto credo sia una responsabilità, ogni giorno le persone che ci guardano in tv, ci leggono o ci ascoltano ci affidano parte della loro fiducia. Questo mi lusinga ma al contempo mi fa sentire una grande responsabilità. La fiducia del pubblico esige rispetto ed anche una certa sensibilità. Allo stesso tempo essere giornalista per me è anche divertente: mi occupo anche di temi leggeri e creativi, come per esempio quello gastronomico. Essere donna, diciamoci la verità, non è mai facile. Per fare un esempio frivolo ma efficace penso sempre al tempo che noi donne della tv impieghiamo per imbellettarci, trucco, parrucco ecc. Tutto questo non è richiesto ad un uomo che al limite deve semplicemente radersi la barba. Se una donna non appare abbastanza bella ed abbastanza curata questo non piace, ed è un topos che andrebbe eliminato.
2-F.F. Muovi i primi passi come pubblicista: come ti sei avvicinata alla televisione, dando vita a contenitori sempre così graditi al tuo pubblico(dalla cucina alla tua “mattina in famiglia”)?E, soprattutto, quanto è difficile passare dalla carta al video, senza subire etichettature varie?
Jennifer Di Vincenzo: Questa per me è stata una evoluzione naturale e quasi obbligata. Fin da bambina sognavo di lavorare in tv, anche se il mio sogno nel cassetto era quello di diventare un’attrice di cinema. Un giorno sono andata a fare un provino e da lì la strada è stata lunga, tortuosa, impegnativa, ma anche tanto appagante. Io amo moltissimo scrivere, ma credo di essere nata per svolgere il lavoro che faccio. Amo la tv, amo chiacchierare, accogliere gli ospiti e cercare di farli sentire a casa. Ma amo anche stare dietro la telecamera, mi piace la post produzione televisiva e tutto ciò che è inglobato nell’affascinante mondo della tv. Per quanto concerne le etichettature sono dinamiche che avvengono quasi sempre in questo mondo e nella vita in generale, ma sono solo delle scorciatoie di pensiero delle quali, onestamente, non mi sono mai fatta un cruccio.
3-F.F. Ci siamo incontrate (e stimate a vicenda), nella rete: un luogo non luogo, che rappresenta un pericolo sempre più concreto, specie in questo momento storico, per una donna. Pregi e difetti; e, immancabili, i tuoi consigli …
Jennifer Di Vincenzo: Per me la rete è una rappresentazione della vita reale, se ne può fare un cattivo ed un buon uso, questo dipende anche, ma non solo, da noi stessi. Ed i pericoli per le donne sono gli stessi che per gli uomini. Sicuramente la rete presenta delle dinamiche più insidiose, soprattutto per le generazioni non tanto avvezze alla tecnologia, basti pensare al phishing o alle tante fantasiose truffe nelle quali si può incappare. Ma nello stesso tempo è una grande opportunità che ci consente di conoscere molte cose ed appagare immediatamente le nostre curiosità. Da ragazzina ero dipendente dal dizionario perché mi consentiva, nell’epoca in cui non c’era ancora la possibilità di googolare, di capire il significato di alcune parole. Adoravo le enciclopedie e fare le ricerche per cui per me Internet è da sempre una grande magia. Storia a parte sono i social, ma anche in questo caso tutto dipende dall’uso che vogliamo farne. In fondo un profilo, vero o falso che sia, racconta molto di chi lo crea, persino la volontà di essere qualcun altro. Anche l’ostentare il nostro lato patinato racconta, così come non postare ma essere sempre online (è come stare affacciati alla finestra ed osservare chi passa) racconta a sua volta. Tutto per me racconta qualcosa, anche non essere su un social. Io non amo dare consigli, a meno che non siano richiesti per cui farò uno strappo alla regola. Il mio consiglio, molto pratico è di non trasformare i social in un campo di battaglia. Scrivere Commenti offensivi o discriminanti su un social equivale a gridarli in mezzo ad una piazza gremita di gente con una grande ma sostanziale differenza: ciò che viene scritto rimane! Ed è perseguibile dalla legge a tutti gli effetti, per cui occhio!
4-F.F. Hai accettato di aiutarmi a diffondere Idea: nome straordinario femminile singolare, questa nuova campagna di #stopfemminicidio, mettendoci la tua faccia di personaggio, oltre che di donna. Il tutto nasce dalla necessità di un generale ripensamento della funzione stessa del/la giornalista, alle prese con il racconto quotidiano di tragedie, come appunto il femminicidio, sempre più immani. Cosa sbagliamo secondo te, nel nostro lavoro, che avrebbe dovuto, in qualche modo, contribuire alla rieducazione di genere, e invece…?
Jennifer Di Vincenzo: Sbagliamo nel non sostenerci, nell’ostentare un sostegno che talvolta non è sincero. Noi donne sappiamo essere molto solidali se lo vogliamo, ma anche molto giudicanti tra di noi. Soprattutto nei contesti in cui c’è molta competizione e credo che qui abbiamo molto da lavorare, solo unendoci in maniera sana possiamo contribuire alla lotta contro il femminicidio. In fondo basterebbe fare una riflessione in più quando d’istinto giudichiamo una donna: in primis offendiamo noi stesse e la nostra intelligenza per aver preferito la scorciatoia, perché tale è il giudizio. La cosa è ancora più grave se siamo giornaliste, il nostro mestiere ci impone di non rimanere in superficie. Credo fermamente che noi donne, giornaliste e non, possiamo fare tantissimo per contribuire alla rieducazione di genere ed anche in questo caso per spiegarmi voglio procedere attraverso un esempio: a quante donne vittime di violenza è stato consigliato dalle donne della famiglia, mamme o sorelle, di rimanere con quel marito o compagno, pur sapendo che erano oggetto di violenza? Potreste pensare che sia uno scenario antico quello che sto esemplificando, eppure purtroppo non è così. Queste dinamiche legate anche all’ignoranza esistono ancora e la rieducazione di genere passa necessariamente da noi donne perché siamo anche mamme. E se non siamo madri siamo insegnanti, sorelle o semplicemente amiche. Le mamme in special modo hanno un ruolo fondamentale nell’educazione dei figli, maschi o femmine che siano, e l’educazione che si riceve è determinante per combattere la violenza di genere. Io sono madre di 2 ragazzi di 14 e 16 anni e sento una grande responsabilità ma al contempo sono anche onorata di poter contribuire nel mio piccolo. Perché la differenza la si fa sempre attraverso i dettagli, con le piccole ma frequenti e quotidiane azioni, scegliendo con cura le parole da utilizzare per descrivere una donna, o un uomo. Frasi come: “Se l’è cercata” oppure “guarda com’era vestita”, sono degli orrori che non devono più uscire di bocca da una donna, da una mamma, da nessuna di noi, soprattutto se ad ascoltare c’è un figlio o anche figlia, fa poca differenza. Le parole creano la realtà, la plasmano, io credo molto nel potere delle parole e della comunicazione. Si evince quanta importanza possano avere le giornaliste ed giornalisti in tutto questo.
5-F.F. Nel ringraziarti, ancora per una volta, di avere speso il tuo tempo per questa causa, ti chiederei, in ultima battuta, di lasciarci con un motto da passare alle giovani donne (ma anche uomini), che ci seguono.
Jennifer Di Vincenzo: Il mio motto o mantra è quello di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, di cercare di avere un atteggiamento positivo verso la vita, perché questo, anche nei momenti di grande difficoltà, può aiutare veramente. Certo, non sempre ci si riesce, ma questo ci ricorda semplicemente che siamo esseri umani che a volte esagerano con la pretesa di avere delle performance da supereroi.





Jennifer Di Vincenzo: non ce la cerchiamo, se esprimiamo solo le nostre idee...


Scritto da: F.F.
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