Dietro
Anche Simona Branchetti aderisce a #noiciamiamo: "Impariamo a farci stimare di più, resistendo alle facili scorciatoie".
Sempre
più importanti ed autorevoli, le iniziative contro il
femminicido e la violenza di genere, come ad esempio quella di Franco Gabrielli, il capo della polizia
di Stato che ha annunciato ieri, da Lucca, dove ha incontrato pure la madre di Vania Vannucchi, la donna
uccisa con il fuoco all'inizio di agosto, la costituzione di una “rete di contatti, comprendente la
polizia locale e gli assistenti sociali.”
Il tutto, mirando alla prevenzione,
e per la quale “occorre lavorare anche dal punto di vista culturale, visto che
molte di queste violenze si verificano in contesti familiari. Ma serve non solo attendere le denunce, bensì andare
incontro, sul territorio, alle difficoltà di chi deve denunciare e che spesso
diventano una doppia difficoltà: quella di denunciare e quella di tornare a
casa dopo averlo fatto.”
Si tratta di tematiche che, nel mio piccolo,
avevo già affrontato con la cara amica e collega del Tg 5 Simona Branchetti, stimata professionista, ossia volto noto che tutti
riconoscerete come uno di quelli più familiari.
Simona, una laurea in giurisprudenza ed un
entusiasmo contagioso, ha inoltre sottolineato come “il termine "femminicidio" è esemplificativo del problema da cui
nascono questi assassini: ovvero la difficoltà attuale degli uomini a
relazionarsi con l'emancipazione delle "femmine" intese come partners
non più disposte a soggiacere alle loro regole.
Ecco perché i numeri per “la necessità di "uccidere" ogni
forma di ribellione”.
Ma noi, non ci arrendiamo: abbiamo fatto squadra!
Ed ecco la sua testimonianza di amore per se stessa e le donne in generale.
Da leggere tutta d'un fiato!
F.F. Una laurea in
giurisprudenza e la decisione di diventare giornalista professionista: quando
capisci quale strada percorrere?
Simona Branchetti:
La passione per il mio mestiere nasce da lontano. Dal mio atavico piacere
nello scrivere e dedicarmi alla lettura di poeti, letterati e filosofi. Sognavo
di lavorare al Tg5, da quando avevo 15 anni letteralmente rapita dalla professionalità
e talento unico e inimitabile di Enrico Mentana. Affascinata dalla familiarità
con cui Cesara Buonamici ed Emilio Carelli, ( poi diventato mio direttore a
Skytg24), conducevano il telegiornale. Ero e sono convinta che fare il
giornalista sia un ruolo nobile e di grande responsabilità: avere la possibilità
di raccontare la vita degli altri, che siano grandi personaggi così
come illustri sconosciuti. Era quello che desideravo fare e ho cercato le
strade per farlo finché la strada non mi si è spianata davanti. La
caporedattrice di un giornale locale, "La voce" di Forlì, mi diede la
possibilità di collaborare con loro e capii che quella era la mia strada. Avevo
25 anni.
F.F. Hai aderito con
grande entusiasmo ad una campagna,#noiciamiamo, che è volta a recuperare il
senso della parola donna, ovvero del suo amore per la vita, a 360 gradi. Cosa
ne pensi del termine femminicidio, non rischia di diventare un’aggravante?
Simona Branchetti: Quanto alle
donne, sono fortemente convinta che viviamo un momento di grande difficoltà
sociale. Un passaggio storico culturale ibrido, figlio delle rivoluzioni 68ine
ma privo di nuovi ideali, drogato da un consumismo generale che ha alterato
specie negli ultimi due decenni ogni valore. Sono dell'idea che le donne
dovrebbero smettere di lamentarsi di essere strumentalizzate e poi rendersi
strumenti degli uomini. Imparare a farsi stimare di più per il loro valore, la
loro professionalità resistendo alla proposta di facili scorciatoie. È dura, ma
è l'unica via che, a mio avviso, potrà restituire dignità alle donne e rispetto
per le femmine che siamo. Il che non significa diventare arroganti o mettere
pantaloni che non siamo obbligate a portare, ma solo guadagnarci il rispetto
dei nostri compagni, capi e amici. Fondamentale ritengo poi, sia istruire le
nuove generazioni ad un rapporto di parità vera e apprezzo molto l'attività
messa in campo dalla Ministra Boschi in questo senso. Il termine
"femminicidio" è esemplificativo del problema da cui nascono questi
assassini: ovvero la difficoltà attuale degli uomini a relazionarsi con
l'emancipazione non delle donne. Ma delle "femmine" intese come partners
non più disposte a soggiacere alle regole di mariti, compagni padre/padrone da
qui la necessità di "uccidere" ogni forma di ribellione.
F.F.Le passioni di Simona: da quella per gli animali a medicina e salute. In cosa vorresti ancora realizzarti?
Simona Branchetti:
Quanto alle mie passioni. Mi piacciono gli animali
come già sai! Ho due golden retriever e un bassotto e la vita sana in generale
a cui cerco di dedicare maggiore attenzione anche con il mio lavoro. Mi
piacerebbe continuare ad occuparmi più approfonditamente di questo oltre che di
temi legati alle donne.
F.F.La responsabilità della conduzione dell’edizione delle 13 di un famoso telegiornale: cosa fai per assomigliare alle altre?
Simona Branchetti:
In conduzione, non "imito" nessuno. Credo che sia fondamentale che
ciascuno trovi un proprio stile, quello che maggiormente ci rispecchia e aiuta
a far venire fuori la propria personalità. La tv è un filtro di verità
incredibile. Chi finge, viene smascherato prima o poi..
F.F.Quanto credi
nella solidarietà al femminile e pensi che sia questa la chiave di volta per
riprenderci la voce?
Simona Branchetti: Le donne
passano metà della vita ad essere rivali e l'altra metà ad essere solidali accorgendosi
forse troppo tardi che fare squadra le rende vincenti. Bisognerebbe riuscire a
trovare la chiave per imparare ad essere complici un po' prima degli
"anta" ma forse dovremmo scomodare filosofi e psicologi per riuscire
a comprendere quali ancestrali ragioni ci spingono a determinati comportamenti.
Comunque ritengo che sia in corso un importante cambiamento anche in
questo.
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