Dietro

07/26/16

Armando Sommajuolo, primo testimonial maschile: "Amarsi, vuol dire rispetto. E soprattutto, cercare l'indipendenza".


Da Teletevere a La7.

Da dove ci ha salutati da poco.

Giornalista di spessore, volto amico della conduzione delle principali edizioni Tg e programmi importanti, è stato anche e soprattutto inviato speciale.

La cui esperienza, specie in queste ultime ore, diventa davvero preziosissima.

Conosciamo insieme il primo testimonial maschile di #noiciamiamo: Armando Sommajuolo.

Per cui, amarsi fa rima con rispetto. E, soprattutto, indipendenza.

F.F. Armando Sommajuolo, uno dei volti più noti della nostra televisione aderisce alla campagna #noiciamiamo. Così, a te che hai vissuto da vicino la tragedia delle maggiori crisi internazionali, chiedo cosa significa per quelle donne, poi, tornare a vivere. Cosa si è fatto? E quanto, ancora, c’è da fare per portare le pari opportunità in quei luoghi?

Armando Sommajuolo: In Libia,durante la sommossa contro Gheddafi, ero a Bengasi dove quasi ogni giorno si svolgevano manifestazioni di massa contro il dittatore. Alle manifestazioni partecipavano uomini e donne, ma con una notevole differenza: gli uomini erano liberi di muoversi in piazza,le donne invece erano richiuse in uno spazio transennato.Erano separate dal resto dei manifestanti. In un’altra occasione fui invitato a pranzo dal capo di un gruppo di ribelli.Quando chiesi di complimentarmi con le mogli e figlie che avevano cucinato per noi….scese il gelo.Le donne non dovevano mostrarsi. D'altronde nelle moschee la situazione non cambia: le donne sono separate dagli uomini.In Arabia saudita le donne non possono guidare e in Afghanistan vengono lapidate se accusate di adulterio.In Ruanda, dove mi recai nel 1999 c’erano cartelloni con su scritto: “Rispetta la tua donna. Non attaccarle l’aids,usa il profilattico.”.I profilattici venivano distribuiti gratuitamente, ma la chiesa locale si opponeva e i profilattici venivano usati in altri modi: i bambini giocavano a pallone e il pallone era fatto con centinaia di profilattici.In alcune regioni remote del Burkina Faso le bambine vengono uccise quando nascono perché' si preferisce un primogenito maschio e quando, abbandonate a se stesse, vagano per i villaggi, vengono prese a sassate e accusate di stregoneria.Ovviamente parliamo di episodi al limite. Anche in questi paesi, piano piano e con molta fatica la situazione sta cambiando. Ma nelle regioni più’ remote, dove non arriva nemmeno la voce di una radio, la la situazione è questa. Le donne possono essere uccise, vendute e non hanno praticamente alcun diritto. Vista la situazione, parlare di “pari opportunità” in certe parti del mondo e’ dunque ridicolo. Ma è proprio in queste parti del mondo che la cosiddetta comunità’ internazionale deve far sentire la sua voce e cercare di dare un contributo al cambiamento. Nel rispetto, ovviamente, della cultura generale di questi paesi.

F.F. Vincitore del premio Ilaria Alpi, una collega che ha rischiato se stessa per la verità. Cosa consiglieresti alle croniste che oggi provano a fare questo mestiere?

Armando Sommajuolo: Consiglierei le stesse cose che consiglio a qualsiasi giovane cronista. Documentarsi, studiare, approfondire, conoscere la realtà sociale del paese dove si sta realizzando il servizio. E soprattutto non rischiare inutilmente. Ho conosciuto almeno 6 giornalisti che hanno perso la vita in paesi in guerra. E almeno in due casi, avevano commesso degli errori di valutazione. Non è il caso di Ilaria Alpi, giornalista preparatissima e sulla cui morte ancora oggi non e’ stata fatta chiarezza. Insomma, non ci si improvvisa e soprattutto l’esperienza si fa sul campo.

F.F. Torniamo in Italia: quanto è giusto, secondo te, giornalista a tutto campo, usare il termine femminicidio in una porzione di mondo dove forse, non doveva essercene un tanto allarmante bisogno, visto il livello culturale medio alto della popolazione maschile…

Armando Sommajuolo: E’ vero: il livello culturale generale maschile e’ in italia “medio-alto”. Ma credo abbia ragione Caterina Romeo, docente di studi di genere alla Sapienza di Roma: “il femminicidio non è solo l’uccisione di una donna in quanto donna, ma è anche l’annientamento del suo ruolo sociale, quindi è il risultato di un contesto culturale come quello italiano fondato sulla eterosessualità’ obbligatoria e sulla legge del padre. Di fatto, secondo uno studio presentato proprio in questi giorni, negli ultimi 12 anni 2000 donne italiane sono state uccise da compagni, mariti o ex. Quando va bene, una donna italiana viene uccisa ogni 3 giorni. Il dato emerge dalla ricerca “Femicide,Across Europe” presentata a Vienna al " Forum of Sociology" da Consuelo Corradi, prorettore dell’università’ Lumsa. Dal simposio, arriva una raccomandazione ai governi: i femminicidi calano solo nei paesi dove c’e’ una cabina di regia sul territorio fra servizi, sanità e area della giustizia. In Italia dobbiamo fare di più.

F.F. Le nuove generazioni, e la corsa all’ammodernamento: quanto trovi che la rete possa essere responsabile dell’imbarbarimento di quella parte di uomini che trollano anche nel quotidiano?

Armando Sommajuolo: Non darei alcuna colpa alla “rete”. La rete è fatta di persone e fra le persone ci sono gli imbecilli. La rete è soprattutto lo specchio della nostra società’. Il ragazzino che molesta la ragazza, la fotografa e la filma e poi posta tutto in rete, rimane un imbecille, un ragazzotto cui forse è mancato il buon esempio da parte di chi avrebbe dovuto educarlo.

F.F.Da uomo, come inciteresti una donna per amarsi davvero?

Armando Sommajuolo: Amarsi vuol dire rispettarsi, avere dignità’, lottare per i propri diritti. E cercare soprattutto di riuscire ad essere indipendenti.

Armando Sommajuolo, primo testimonial maschile:


Scritto da: Federica Ferretti
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