Dietro
Armando Sommajuolo, primo testimonial maschile: "Amarsi, vuol dire rispetto. E soprattutto, cercare l'indipendenza".
Da
Teletevere a La7.
Da
dove ci ha salutati da poco.
Giornalista
di spessore, volto amico della conduzione delle principali edizioni Tg e
programmi importanti, è stato anche e soprattutto
inviato speciale.
La
cui esperienza, specie in queste ultime ore, diventa davvero preziosissima.
Conosciamo
insieme il primo testimonial maschile di #noiciamiamo: Armando Sommajuolo.
Per
cui, amarsi fa rima con rispetto. E, soprattutto, indipendenza.
F.F.
Armando Sommajuolo, uno dei volti più noti della nostra televisione aderisce alla
campagna #noiciamiamo. Così, a te che hai vissuto da vicino la tragedia delle
maggiori crisi internazionali, chiedo cosa significa per quelle donne, poi,
tornare a vivere. Cosa si è fatto? E quanto, ancora, c’è da fare per portare le
pari opportunità in quei luoghi?
Armando Sommajuolo: In Libia,durante
la sommossa contro Gheddafi, ero a Bengasi dove quasi ogni giorno si svolgevano
manifestazioni di massa contro il dittatore. Alle manifestazioni partecipavano
uomini e donne, ma con una notevole differenza: gli uomini erano liberi di muoversi
in piazza,le donne invece erano richiuse in uno spazio transennato.Erano
separate dal resto dei manifestanti. In un’altra occasione fui invitato a
pranzo dal capo di un gruppo di ribelli.Quando chiesi di complimentarmi con le
mogli e figlie che avevano cucinato per noi….scese il gelo.Le donne non
dovevano mostrarsi. D'altronde nelle moschee la situazione non cambia: le donne
sono separate dagli uomini.In Arabia saudita le donne non possono guidare e in
Afghanistan vengono lapidate se accusate di adulterio.In Ruanda, dove mi recai
nel 1999 c’erano cartelloni con su scritto: “Rispetta la tua donna. Non
attaccarle l’aids,usa il profilattico.”.I profilattici venivano distribuiti
gratuitamente, ma la chiesa locale si opponeva e i profilattici venivano usati
in altri modi: i bambini giocavano a pallone e il pallone era fatto con
centinaia di profilattici.In alcune regioni remote del Burkina Faso le bambine
vengono uccise quando nascono perché' si preferisce un primogenito maschio e
quando, abbandonate a se stesse, vagano per i villaggi, vengono prese a sassate e
accusate di stregoneria.Ovviamente parliamo di episodi al limite. Anche in
questi paesi, piano piano e con molta fatica la situazione sta cambiando. Ma nelle
regioni più’ remote, dove non arriva nemmeno la voce di una radio, la la
situazione è questa. Le donne possono essere uccise, vendute e non hanno
praticamente alcun diritto. Vista la situazione, parlare di “pari opportunità”
in certe parti del mondo e’ dunque ridicolo. Ma è proprio in queste
parti del mondo che la cosiddetta comunità’ internazionale deve far sentire la
sua voce e cercare di dare un contributo al cambiamento. Nel rispetto, ovviamente, della
cultura generale di questi paesi.
F.F.
Vincitore del premio Ilaria Alpi, una collega che ha rischiato se stessa per la
verità. Cosa consiglieresti alle
croniste che oggi provano a fare questo mestiere?
Armando Sommajuolo: Consiglierei le stesse cose che consiglio
a qualsiasi giovane cronista. Documentarsi, studiare, approfondire, conoscere la
realtà sociale del paese dove si sta realizzando il servizio. E soprattutto non
rischiare inutilmente. Ho conosciuto almeno 6 giornalisti che hanno perso la
vita in paesi in guerra. E almeno in due casi, avevano commesso degli errori di
valutazione. Non è il caso di Ilaria Alpi, giornalista preparatissima e sulla
cui morte ancora oggi non e’ stata fatta chiarezza. Insomma, non ci si
improvvisa e soprattutto l’esperienza si fa sul campo.
F.F.
Torniamo in Italia: quanto è giusto, secondo te, giornalista a tutto campo,
usare il termine femminicidio in una porzione di mondo dove forse, non doveva
essercene un tanto allarmante bisogno, visto il livello culturale medio alto
della popolazione maschile…
Armando Sommajuolo: E’ vero: il livello culturale generale maschile e’ in italia “medio-alto”. Ma credo abbia ragione Caterina Romeo, docente di studi di genere alla Sapienza di Roma: “il femminicidio non è solo l’uccisione di una donna in quanto donna, ma è anche l’annientamento del suo ruolo sociale, quindi è il risultato di un contesto culturale come quello italiano fondato sulla eterosessualità’ obbligatoria e sulla legge del padre. Di fatto, secondo uno studio presentato proprio in questi giorni, negli ultimi 12 anni 2000 donne italiane sono state uccise da compagni, mariti o ex. Quando va bene, una donna italiana viene uccisa ogni 3 giorni. Il dato emerge dalla ricerca “Femicide,Across Europe” presentata a Vienna al " Forum of Sociology" da Consuelo Corradi, prorettore dell’università’ Lumsa. Dal simposio, arriva una raccomandazione ai governi: i femminicidi calano solo nei paesi dove c’e’ una cabina di regia sul territorio fra servizi, sanità e area della giustizia. In Italia dobbiamo fare di più.
F.F.
Le nuove generazioni, e la corsa all’ammodernamento: quanto trovi che la rete
possa essere responsabile dell’imbarbarimento di quella parte di uomini che
trollano anche nel quotidiano?
Armando Sommajuolo: Non darei alcuna colpa alla “rete”. La
rete è fatta di persone e fra le persone ci sono gli imbecilli. La rete è soprattutto lo specchio della nostra società’. Il ragazzino che molesta la
ragazza, la fotografa e la filma e poi posta tutto in rete, rimane un imbecille, un
ragazzotto cui forse è mancato il buon esempio da parte di chi avrebbe dovuto
educarlo.
F.F.Da
uomo, come inciteresti una donna per amarsi davvero?
Armando Sommajuolo: Amarsi vuol dire rispettarsi, avere
dignità’, lottare per i propri diritti. E cercare soprattutto di riuscire ad
essere indipendenti.
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