Dietro
Cinzia Romano: Amarci significa saper dire molti no, anche al lavoro gratuito!
Chi è la nuova testimonial di #noiciamiamo?
Cinzia Romano: per 25 anni all'Unità, redattrice capo e inviata al seguito della Presidenza della Repubblica, nel 2000 sceglie la libera professione e per la Rai firma e realizza i programmi “Le Ribelli del Novecento” e “Le donne della Costituente”.
È tra le fondatrici del Comitato “Se non ora, quando? Donne e informazione” e della “Rete delle reti femminili” (www.retedelledonne.org).
Un’altra donna con cui ripercorriamo “un cammino lungo e faticoso, non affatto concluso ma che è stato reso possibile proprio grazie alle donne che con tenacia non hanno mollato”.
L’ennesima professionista cioè, da cui dobbiamo imparare ad essere donna, senza elemosinare mai nessun affetto né svendere il nostro lavoro.
Perché “se non dai valore al tuo lavoro, offri l’alibi agli altri di fare altrettanto”.
E le sue parole assumono un peso ulteriore specie all’indomani di una sentenza come quella per cui la 15enne romana finita nel 2013 in un giro di prostituzione ai Parioli, a risarcimento morale, riceverà libri e film "sulla storia e il pensiero delle donne, la letteratura femminile e gli studi di genere" .
F. F. Benvenuta Cinzia Romano: raccontaci gli esordi, la carriera, dal giornalismo freelance al tuo impegno all’Unità,a monito per tutte le donne che vogliono fare il nostro stesso lavoro.
Cinzia Romano: In realtà il mio percorso professionale è stato inverso. Sono entrata a lavorare all’Unità nel 1975 e ci sono rimasta fino al 2000, quando il quotidiano chiuse per la prima volta. Sono stata decisamente fortunata perché nei miei sogni non c’era affatto il giornalismo. All’epoca, si entrava all’Unità attraverso la politica e a me, giovane militante della Federazione giovanile comunista di Roma mi fu chiesto di andare all’Unità: c’era bisogno di giovani in Cronaca di Roma. Accettai e mi misi alla prova. Scoprii che il lavoro mi piaceva e chi doveva giudicarmi scommise su di me e restai. È stata una lunga gavetta, un lungo apprendistato ma ho avuto colleghe e colleghi bravissimi, che mi hanno insegnato e guidato. Poi quando L’Unità chiuse, decisi che dovevo nuovamente mettermi alla prova ed accettai la sfida della libera professione. Mi sono confrontata con altri media, come la Tv, il web, la comunicazione aziendale. E adesso, da un anno, sono felicemente in pensione.
F.F. Sei titolare di un blog che si occupa di politica femminile: ma, secondo te, come possiamo dilettarci in politica, se le nostre pari opportunità sono ancora un miraggio?
Cinzia Romano: La politica è passione ma è soprattutto il luogo dove portare avanti battaglie civili, di giustizia sociale e naturalmente di pari diritti e opportunità. Sono per carattere ottimista e credo sia innegabile che le donne hanno fatto grandi passi in avanti in tema di diritti e di libertà. Dal diritto al voto, all’istruzione, al lavoro, a progredire nella carriera, a veder riconosciute anche la loro differenza. Un cammino lungo e faticoso, non affatto concluso ma che è stato reso possibile proprio grazie alle donne che con tenacia non hanno mollato e si sono battute e si battano per consolidare i diritti e la presenza delle donne in tutti gli ambiti, senza preclusioni e discriminazioni.
F.F. Anche tu, come tante colleghe, ti sei incaricata di costituire una rete femminile: credi sia davvero possibile, o siamo solo delle sognatrici inossidabili?
Cinzia Romano: Sognatrici proprio no. Direi che siamo tenaci e capaci di andare fino in fondo. E la presenza di tante associazioni e reti di donne ne è la prova. La mia generazione viene dalle battaglie femministe degli anni settanta e ottanta e siamo ben consapevoli da dove siamo partite. Oggi semmai c’è il rischio che, soprattutto le più giovani, diano per scontati i diritti e le libertà di cui godono. Non è così: occorre sempre essere vigili perché i tentativi di farci fare passi indietro esistono, e occorre essere pronte a respingerli .
F.F. Da donna concretamente all’opera per la nostra difesa, cosa significa per te “amarci”?
Cinzia Romano: Accettarsi anche con i propri limiti, smettendo di pensare di doverci far carico di tutto e di tutti. Dobbiamo guardarci non come gli uomini vorrebbero vederci. Amarci significa saper dire molti no, dando la precedenza ai nostri desideri e ai nostri tempi e perdonarci quando, come tutti, sbagliamo. Solo se sei capace di amarti riesci a non farti calpestare dagli altri, a farti svilire perdendo dignità e libertà. Amarsi è fondamentale per contrastare la violenza contro le donne.
F.F. Da professionista che vive ed agisce in un ambiente ancora molto maschile, quello del giornalismo e della cultura in generale, che, per secoli ,è stata infatti retaggio pressoché esclusivo degli uomini, consiglieresti questa strada? Perché, in entrambi i casi?
Cinzia Romano: Oggi nel mondo dei media e del giornalismo ci sono moltissime donne in numero uguale se non maggiore dei maschi. Ma ancora, la “testa” (penso alle gerarchie e al potere) è saldamente maschile. Ed è lì che bisogna scardinare il meccanismo. Paradossalmente,credo che i passi avanti compiuti dalle donne nel mondo delle istituzioni e della politica non siano avvenuti nel mondo del giornalismo. Dove si è imposta l’idea e la prassi che il lavoro non va pagato e quando lo è, è pagato pochissimo. Per questo non consiglierei questa strada né alle donne né agli uomini. Ma a chi la vuole intraprendere, mi permetto un consiglio: pretendere che il lavoro intellettuale sia pagato esattamente come avviene per quello manuale. Quindi, mai accettare di scrivere gratis! Se non dai valore al tuo lavoro, offri l’alibi agli altri di fare altrettanto.
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