Dietro

10/12/16

Giusy Babetto: mi giudicavano una provocatrice, oggi ripeto che ci si ama davvero quando si è soddisfatte di se stesse


Cari follower, vi dirò: oggi, mi sento fortunata!

Ho potuto realizzare un piccolo grande sogno, e chiacchierare allegramente con Giusy Babetto, uno dei nomi più conosciuti nell’ambiente della moda, aprendo, di fatto, la nostra “campagna”, ad un argomento che ci riguarda molto più da vicino di quanto si creda!

Quante di noi, infatti, si “amano” nei propri “panni” ?

Come si riesce davvero a dare forma ai nostri desideri?

Ne ho quindi parlato con una donna dall’umanità indiscussa, che ci ha guidate per mano, in un ambiente dove dovrebbe vigere “il rispetto per se stesse, la propria identità”, ossia “l’unico segreto per sentirci belle.”

Ma chi è la nostra Giusy?

Ufficialmente, è “Key account manager senior and coordinator BE Elle (Elle Spose e Very Elle)” , attraverso un passato che affonda le radici nell’infanzia, e l’ha vista pure indossatrice!

Ma le sorprese, non finiscono qui: oggi, ci aiuterà anche a realizzare il “matrimonio perfetto” in tempo di crisi!

Un’evoluzione, la sua, che l’ha vista emanciparsi da un certo tipo di Veneto, cui però, come ci ha confessato, resterà ancorata per sempre.

Conosciamola meglio.

F.F. Benvenuta Giusy, grazie ancora di avere accettato di aderire a #noiciamiamo.

Iniziamo perciò, dal principio: come nasce la tua passione per la moda?

Tappe fondamentali di un percorso.

Giusy Babetto: Il mio incontro con la moda è datato; in realtà, mi ricordo che è una passione che ho sempre avuto, ad esempio, ritagliavo figurini e modelli e cercavo già allora di assemblarli, combinarli come più mi piaceva. Mia madre infatti era un sarta, con molto buon gusto e, soprattutto, non amava le donne sciatte. In effetti è proprio così, una donna può vestirsi anche con abiti di poco valore, ma non deve mostrarsi mai sciatta. Non sopporto le donne che non si prendono cura di sé. Per il resto, ho iniziato a fare l’indossatrice a 16 anni, seguendo la scuola dedicata a Cittadella, nel mio Veneto cui resto molto legata, per avere un minimo di indipendenza economica in una famiglia dove, ripeto, mamma era sarta e papà, un maresciallo dell’Aeronautica. Diciamo che provengo da quel “profondo Nord”, dalla mentalità bigotta e super religiosa che ora, per certi versi, non esiste più. Ai tempi, però, sono stata giudicata persino una “provocatrice”. Eppure, sono molto felice di come e dove ho vissuto, perché, se sono diventata tutto questo, lo devo pure alla mia formazione. Sono orgogliosa delle mie radici. Più passano gli anni e più mi allontano, per poi tornare. Quello che si è, è perché si è cresciuti un determinato ambiente.

F.F. Secondo te, di questi tempi, quando l’apparire sembrerebbe avere quasi sostituito l’essere, una donna riesce ad amarsi davvero?

Giusy Babetto: Devo dire che, purtroppo, è vero, l’apparire sta superando l’essere! Sempre più spesso, in giro, vedo affermarsi una sorta di comportamento “deviato” non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche nell’organizzazione di un evento così importante come il matrimonio, che oramai viene a sua volta vissuto con la cosiddetta “ansia da prestazione”. Certo, tutto questo è di certo figlio della mentalità americana, ma mi viene da chiedere: e il discorso religioso? Pensare troppo all’apparenza, fa perdere indubbiamente spessore alla sacralità del matrimonio. Io credo che bisognerebbe prestare maggiore attenzione al contenuto, piuttosto che al contenitore, anche e soprattutto alla promessa che ci si scambia, che va fatta sinceramente e con amore. Io credo che chi cerca di sposarsi nel migliore dei modi, vuole fare in modo che tutto funzioni alla perfezione. Che il matrimonio, però, non diventi un gesto di fanatismo puramente estetico!

F.F. Continuiamo su quest’argomento che interessa particolarmente noi donne, visto che ad ogni modo, ognuna di noi sogna da sempre, il suo sì: come riuscire a rendere perfetto il nostro giorno più bello, sotto le dolenti note della “crisi”? Può valere l’idea di una sposa vintage? O rischia di apparire démodé?

Giusy Babetto: Non entro nel merito della questione “denaro” perché, per certi versi, capisco che, per qualcuna, è l’occasione della vita e magari l’ha sempre sognato in maniera principesca, ma il mio consiglio è: datti delle priorità. Si calcola che un matrimonio di oggi, costi sui 25.000-30.000 euro, al netto di mobilia, casa, viaggio di nozze. Niente paura, il modo di risparmiare, c’è. Non bisogna cercare di copiare i matrimoni dello star-system, bensì fare delle feste adeguate a se stessi, che ci rispecchino nel gusto, ed evitino le esagerazioni che diventano manifestazione di cattivo gusto. Per quanto concerne la sposa vintage, l’idea mi piace sempre molto. Secondo me, riproporre l’abito della madre o della nonna, opportunamente rivisitato, crea una continuità, un trait d’union molto forte con la nostra storia, con i nostri affetti più cari ed è un segnale di spessore umano, un simbolico passaggio di testimone. C’è poi la tendenza molto sentita, dei matrimoni a tema o il ripercorrere gli anni ’50, specie quest’anno. È logico che una ragazza di 30 anni, non può averli vissuti di persona; eppure, ciò vuol comunque dire che, in famiglia, è stato trasmessa l’anima di quel pezzetto di vita. Si arriva a re-interpretare il periodo del boom economico, fino agli anni ‘70. Si è così trasmesso un pezzo di storia che testimonia pure una forma di liberazione femminile. Ed è molto importante!

F.F. Quanto ha influito l’avvento del web sul modo di vivere e percepire la moda?

Giusy Babetto: Tutto! Tutto è molto più immediato, perché ogni cambiamento, viene subito messo online, in vetrina. Non c’è più il fattore “novità”. Abbiamo cioè perso un po’ di mistero ed un po’ di magia: vuoi mettere quando si doveva aspettare la rivista che parlava dell’ultima sfilata di Parigi? La “nuova” moda, l’ha persa. Si vede, in generale, tanto nella moda quanto nella guerra o a proposito dell’ultimo terremoto. Ci vuole sempre rispetto, non infilarsi nelle “domande imbuto”.

F.F. Lasciaci con un monito per amarci davvero, anche quando non ci vediamo belle, ( leggi anche dismorfia e anoressia, -bulimia).

Giusy Babetto: Ancora per una volta, io ho solo una parola: rispetto, verso se stessi e verso gli altri. Se una donna di 100 kg vuole indossare una minigonna, ben venga, se è soddisfatta di se stessa; va bene se ci si rende conto che ci si appartiene. Bisogna volersi bene, rispettarsi e non raccontarsi bugie. E bisogna ricordarsi che anche il cibo è amore e che bisogna avere sempre rispetto per la tavola, per la sacralità del cibo.

Giusy Babetto: mi giudicavano una provocatrice, oggi ripeto che ci si ama davvero quando si è soddisfatte di se stesse


Scritto da: Federica Ferretti
Condividi la notizia: