Dietro
Giusy Babetto: mi giudicavano una provocatrice, oggi ripeto che ci si ama davvero quando si è soddisfatte di se stesse
Cari
follower, vi dirò: oggi, mi sento fortunata!
Ho
potuto realizzare un piccolo grande sogno, e chiacchierare allegramente con Giusy
Babetto, uno dei nomi più conosciuti nell’ambiente della moda, aprendo, di
fatto, la nostra “campagna”, ad un argomento che ci riguarda molto più da
vicino di quanto si creda!
Quante
di noi, infatti, si “amano” nei propri “panni” ?
Come
si riesce davvero a dare forma ai nostri desideri?
Ne
ho quindi parlato con una donna dall’umanità indiscussa, che ci ha guidate per
mano, in un ambiente dove dovrebbe vigere “il rispetto per se stesse, la
propria identità”, ossia “l’unico segreto per sentirci belle.”
Ma
chi è la nostra Giusy?
Ufficialmente,
è “Key account manager senior and coordinator BE Elle
(Elle Spose e Very Elle)” , attraverso un passato che affonda le radici
nell’infanzia, e l’ha vista pure indossatrice!
Ma
le sorprese, non finiscono qui: oggi, ci
aiuterà anche a realizzare il “matrimonio perfetto” in tempo di crisi!
Un’evoluzione,
la sua, che l’ha vista emanciparsi da un certo tipo di Veneto, cui però, come
ci ha confessato, resterà ancorata per sempre.
Conosciamola
meglio.
F.F. Benvenuta Giusy, grazie
ancora di avere accettato di aderire a #noiciamiamo.
Iniziamo perciò, dal principio:
come nasce la tua passione per la moda?
Tappe fondamentali di un
percorso.
Giusy Babetto: Il mio incontro con la moda è
datato; in realtà, mi ricordo che è una passione che ho sempre avuto, ad
esempio, ritagliavo figurini e modelli e cercavo già allora di assemblarli,
combinarli come più mi piaceva. Mia madre infatti era un sarta, con molto buon
gusto e, soprattutto, non amava le donne sciatte. In effetti è proprio così,
una donna può vestirsi anche con abiti di poco valore, ma non deve mostrarsi
mai sciatta. Non sopporto le donne che non si prendono cura di sé. Per il
resto, ho iniziato a fare l’indossatrice a 16 anni, seguendo la scuola dedicata
a Cittadella, nel mio Veneto cui resto molto legata, per avere un minimo di
indipendenza economica in una famiglia dove, ripeto, mamma era sarta e papà, un
maresciallo dell’Aeronautica. Diciamo che provengo da quel “profondo Nord”,
dalla mentalità bigotta e super religiosa
che ora, per certi versi, non esiste più. Ai tempi, però, sono stata
giudicata persino una “provocatrice”. Eppure, sono molto felice di come e dove
ho vissuto, perché, se sono diventata tutto questo, lo devo pure alla mia
formazione. Sono orgogliosa delle mie radici. Più passano gli anni e più mi
allontano, per poi tornare. Quello che si è, è perché si è cresciuti un determinato ambiente.
F.F. Secondo te, di questi
tempi, quando l’apparire sembrerebbe avere quasi sostituito l’essere, una donna
riesce ad amarsi davvero?
Giusy Babetto: Devo dire che, purtroppo, è
vero, l’apparire sta superando l’essere! Sempre più spesso, in giro, vedo affermarsi
una sorta di comportamento “deviato” non solo nella vita di tutti i giorni, ma
anche nell’organizzazione di un evento così importante come il matrimonio, che oramai
viene a sua volta vissuto con la
cosiddetta “ansia da prestazione”.
Certo, tutto questo è di certo figlio della mentalità americana, ma mi viene da
chiedere: e il discorso religioso? Pensare troppo all’apparenza, fa perdere
indubbiamente spessore alla sacralità del matrimonio. Io credo che bisognerebbe
prestare maggiore attenzione al contenuto, piuttosto che al contenitore, anche
e soprattutto alla promessa che ci si scambia, che va fatta sinceramente e con
amore. Io credo che chi cerca di sposarsi nel migliore dei modi, vuole fare in
modo che tutto funzioni alla perfezione. Che il matrimonio, però, non diventi
un gesto di fanatismo puramente estetico!
F.F. Continuiamo su
quest’argomento che interessa particolarmente noi donne, visto che ad ogni
modo, ognuna di noi sogna da sempre, il suo sì: come riuscire a rendere
perfetto il nostro giorno più bello, sotto le dolenti note della “crisi”? Può
valere l’idea di una sposa vintage? O rischia di apparire démodé?
Giusy Babetto: Non entro nel merito della
questione “denaro” perché, per certi versi, capisco che, per qualcuna, è
l’occasione della vita e magari l’ha sempre sognato in maniera principesca, ma
il mio consiglio è: datti delle priorità. Si calcola che un matrimonio di oggi,
costi sui 25.000-30.000 euro, al netto di mobilia, casa, viaggio di nozze. Niente
paura, il modo di risparmiare, c’è. Non bisogna cercare di copiare i matrimoni
dello star-system, bensì fare delle feste adeguate a se stessi, che ci
rispecchino nel gusto, ed evitino le esagerazioni che diventano manifestazione
di cattivo gusto. Per quanto concerne la sposa vintage, l’idea mi piace sempre
molto. Secondo me, riproporre l’abito
della madre o della nonna, opportunamente
rivisitato, crea una continuità, un trait d’union molto forte con la nostra
storia, con i nostri affetti più cari ed è un segnale di spessore umano, un
simbolico passaggio di testimone. C’è poi la tendenza molto sentita, dei
matrimoni a tema o il ripercorrere gli anni ’50, specie quest’anno. È logico
che una ragazza di 30 anni, non può averli vissuti di persona; eppure, ciò vuol
comunque dire che, in famiglia, è stato trasmessa l’anima di quel pezzetto di
vita. Si arriva a re-interpretare il periodo del boom economico, fino agli anni
‘70. Si è così trasmesso un pezzo di storia che testimonia pure una forma di
liberazione femminile. Ed è molto importante!
F.F. Quanto ha influito
l’avvento del web sul modo di vivere e percepire la moda?
Giusy Babetto: Tutto! Tutto è molto più
immediato, perché ogni cambiamento, viene subito messo online, in vetrina. Non
c’è più il fattore “novità”. Abbiamo cioè perso un po’ di mistero ed un po’ di
magia: vuoi mettere quando si doveva aspettare la rivista che parlava
dell’ultima sfilata di Parigi? La “nuova” moda, l’ha persa. Si vede, in
generale, tanto nella moda quanto nella guerra o a proposito dell’ultimo
terremoto. Ci vuole sempre rispetto, non infilarsi nelle “domande imbuto”.
F.F. Lasciaci con un monito per
amarci davvero, anche quando non ci vediamo belle, ( leggi anche dismorfia e
anoressia, -bulimia).
Giusy Babetto: Ancora per una volta, io ho
solo una parola: rispetto, verso se stessi e verso gli altri. Se una donna di
100 kg vuole indossare una minigonna, ben venga, se è soddisfatta di se stessa;
va bene se ci si rende conto che ci si appartiene. Bisogna volersi bene,
rispettarsi e non raccontarsi bugie. E bisogna ricordarsi che anche il cibo è
amore e che bisogna avere sempre rispetto per la tavola, per la sacralità del
cibo.
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