Dietro
Una scrittrice per il 25 Novembre: Carla Vangelista, testimonial eccezionale di #maipiunemiche e #noicontinuiamoadamarci
Quando
si solidarizza tra donne, quando si può vantare una “catena rosa” già così
consistente, e quando, ad aggiungersi, è una simile scrittrice, allora, siamo
davvero sulla strada giusta, praticamente ad un passo dal raggiungimento dell’ennesimo
traguardo.
Ovvero
il rilancio tanto di #noiciamiamo quanto di #maipiunemiche.
Saluto
con un benvenuto più che caloroso, quindi, una donna dallo spessore creativo ed
emotivo quale Carla Vangelista, personaggio ormai indiscusso che, infatti, ha
accolto con incredibile entusiasmo queste idee, abbracciando cioè con una forza
ancora più illimitata, il significato di tali campagne.
Ecco
come ci si evolve in #noicontinuiamoadamarci, uno #stopnonamore che, a
piacevole sorpresa, rischia di non avere
più confini!
E
noi, #innomedelledonne, che purtroppo in larga parte del mondo, continuano ad
essere offese e vilipese, straziate e dilaniate, non possiamo che esserne liete.
I
cambiamenti iniziano sempre dal basso, dalle piccole cose, dai piccoli gesti
quotidiani, e soprattutto, dalle parole.
Cui,
non a caso, stiamo dando un enorme peso.
F.F.Gli
esordi ed il senso di Carla per la scrittura: quando capisci che hai questa
speciale “vocazione”?
Carla Vangelista: Quello che ho capito da subito, da piccolissima, è stato che avevo bisogno di inventare storie, personaggi, vicende, che mi tenessero compagnia (io figlia unica). E soprattutto che mi aiutassero a filtrare la realtà interpretando il mondo che mi circondava in una maniera più accettabile e colorata. Appena ne ho avuto la possibilità, appena imparato a scrivere, ho riversato tutto questo su foglietti, diari, quadernoni, temi scolastici. Era come un fiume sempre in piena, foraggiato continuamente dai libri che leggevo, dal mio desiderio di conoscermi e di conoscere. E per fortuna quel fiume non si è mai essiccato.
F.F. Da doppiatrice a dialoghista, hai attraversato quasi tutto il mondo dello spettacolo, contribuendo a “costruirlo”, e sei stata pure traduttrice: cosa provavi a dover cercare di rendere le storie che avevi sulle labbra e tra le dita?
Carla Vangelista: Fare la dialoghista per
il doppiaggio, tradurre, adattare, cercare di rendere il senso di ciò che
qualcun altro aveva voluto raccontare, mi ha insegnato tutto. L’errore più
grande è quello di molti che pensano che diventare scrittrice o sceneggiatrice
ti ponga su un gradino più alto rispetto a quel lavoro. E’ invece l’anello di
una catena che ti porta a comprendere la creatività degli altri, a rispettarla,
che accresce il tuo lessico, la tua padronanza della lingua. Che ti insegna
parecchia umiltà e un feroce calendario di lavoro che non puoi non rispettare
con l’alibi che ti senti “un’artista”. Per cui, anche dopo, un’artista non ti
senti mai. E questo ti facilita la vita. Ho adorato farlo, lo rifarò se se ne
presenterà l’occasione. E soprattutto mi
sono divertita molto.
F.F. Curi diverse rubriche, dai respiri diversi, e, spesso, ti devi rapportare con le giovanissime: avresti un consiglio per sopravvivere alle tante lusinghe della celebrità facile?
CarlaVangelista: Come prima cosa forse spiegherei loro che la parola “facile” nasconde sempre un trabocchetto, o un prezzo da pagare. La vita non è facile, le conquiste non sono mai facili. Il che non significa affrontare la propria strada con paura o con un senso di sconfitta ma semplicemente essere consapevoli del fatto che bisogna lavorare duro, fare scelte coerenti, non lasciarsi scoraggiare dagli inevitabili “no” che incontri. Soprattutto, studiare, avere una preparazione. Anche e innanzitutto come essere umano. So che può suonare come un discorso pedante, soprattutto per una persona molto giovane, ma la cosa più importante è conquistare una dignità e un rispetto per se stesse che prescinde da come ti vede il mondo, fregarsene del giudizio altrui e sapere con chiarezza cosa si è disposti e non disposti a fare per ottenere quella celebrità che tanto ci alletta. E ricordarsi sempre che poi la sera si torna a casa e le luci si spengono. E tu sei con te stessa. Se quella te stessa è un’amica che conosci e con cui puoi dialogare, nessuno ti potrà mai fermare. Neanche gli errori che, inevitabilmente, compirai.
F.F. Se tu dovessi scrivere una lettera aperta a tutte le donne che ogni giorno subiscono violenza…
Carla Vangelista: Care sorelle, figlie,
amiche, compagne di viaggio
Parlate, denunciate,
esponete i colpevoli, non permettete a nessuno di ridurvi al silenzio o di
portarvi a vergognarvi di voi. Il gioco più subdolo e doloroso di chi compie
atti di violenza è convincere la vittima che forse, tutto sommato, è colpa sua.
Che non vale abbastanza. Che forse è connivente. Che è sporca perché ha
consentito a qualcuno di sporcarla. Oppure che lei non lo ama abbastanza, che
non lo fa felice, che dovrebbe sforzarsi di più, dargli di più. Una delle frasi
più comuni degli uomini che usano la violenza sulle proprie compagne o figlie,
o mogli è “Guarda a che punto mi hai fatto arrivare”. Non accettate mai un
concetto del genere. Ognuno di noi può scegliere chi essere e con chi essere.
Voi, vi prego, scegliete di amarvi e di amare la vita.
F.F. Come si può
diventare Carla Vangelista #continuandoadamarsi ogni giorno?
Carla Vangelista: Con la fatica che la
nostra inadeguatezza e il nostro essere, soprattutto, continuamente di fronte
al fatto che siamo solo dei fallibili esseri umani, comporta. Capendo che amare,
soprattutto se stessi, è un lavoro che viene boicottato spesso proprio da noi.
Bisogna applicarsi, tenere duro, cercare dentro di te la tenerezza e la
comprensione anche quando ti disprezzi o ti detesti, o semplicemente non ti
senti all’altezza. Facendo appello a tutto l’istinto materno insito in ognuna
di noi per diventare madri di noi stesse. Madri amorevoli, non madri giudicanti.
E cercando di usare molta ironia e molto, molto senso
dell’umorismo.
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